E’ GUERRA APERTA TRA EMITTENTI LOCALI E GOVERNO

E’ GUERRA APERTA TRA EMITTENTI LOCALI E GOVERNO

AZIONE LEGALE DELLA REA E DELLE TELEVISIONI LOCALI CONTRO AGCOM E MiSE

RICORSI AL TAR E ALLA CORTE DI GIUSTIZIA D’EUROPA

(no alla rottamazione della libertà d’espressione e d’impresa)

Nella riunione della REA, svoltasi a Roma il 19 novembre 2014, presenti numerose emittenti televisive locali , è stata varata la decisione di costituirsi contro AGCOM e Mise davanti al TAR del Lazio e alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per l’annullamento della Delibera n. 480/14/CONS, secondo la quale, in attuazione dell’articolo 6, comma 8, della legge 21 febbraio 2014, n. 9, entro il 31 dicembre 2014 saranno spenti 76 canali assegnati alle locali lungo la dorsale adriatica e siciliana per le note interferenze ai Paesi confinanti. Con tale inaudita decisione il Governo, non intervenendo con un provvedimento di revoca, si renderà responsabile del soffocamento di ben 95 voci libere. Il gravissimo atto potrebbe rappresentare l’inizio di un regime politico autarchico, cioè l’anticamera di una nuova forma di dittatura, che ha per obiettivo di far credere al popolo come le proprie decisioni siano sacrosante, indiscutibili e, quindi, autosufficienti.  C’è da osservare che a tanti  un Governo così  è mancato.  Se il Premier del governo autarchico lo si lascerà continuare a governare con questa filosofia finirà per danneggiare sé stesso (poco male), il suo partito (ci spiacerebbe) e l’intero Paese provocando fortissime tensioni dovute alle inevitabili divisioni.  Dopo la finta abolizione della legge  elettorale del Porcellum, dopo la finta abrogazione delle Province, dopo la nebulosa riforma del lavoro e le interminabili stangate  fiscali ora si vorrebbe proseguire nell’opera di demolizione  delle televisioni locali già oggetto del desiderio dei suoi predecessori che sono gli stessi con cui colloquia al Nazzareno.  Infatti ha dimezzato il fondo per il sostegno all’editoria radiotelevisiva locale, non dà soluzioni concrete per fronteggiare il  provvedimento di legge 9/2014 che, se attuato, oltretutto, produrrà altri duemila disoccupati. Più volte abbiamo richiesto di parlare con il sottosegretario Giacomelli per capire fino in fondo le intenzioni del Governo e i provvedimenti che intende prendere, ma Giacomelli sfugge al confronto per ben precisi ordini impartiti dal Premier che,  così comportandosi anche con la altre Parti sociali e sindacali,  sta, appunto, trascinando la Repubblica verso un regime autarchico. Per il momento ne prendiamo atto, senza perdere d’occhio la situazione, ma sia chiaro, nel caso l’autarchia di Renzi dovesse  sul serio  prendere piede, non esiteremo a entrare in campo per  difendere i valori costituzionali con tutti i mezzi che disponiamo così come fecero i Padri fondatori della Repubblica. Il nostro cammino, stia tranquillo Renzi,  non si discosterà mai dai valori costituzionali della democrazia e della legalità.  Ci rivolgeremo alla Magistratura. Chiederemo al TAR l’annullamento della rovinosa delibera 480/14/CONS con la sospensione del provvedimento di spegnimento dei 76 canali che produrrà, lo ripetiamo, la chiusura di 95 voci libere e 2.000 disoccupati. Chiederemo che sia rivista l’intera pianificazione per assicurare alle emittenti locali ex analogiche il diritto a proseguire l’attività d’impresa con capacità trasmissiva coordinata.  Proseguiremo  il percorso giudiziario fino alla Corte di Giustizia d’Europa convinti, come siamo, della malafede del Governo italiano nell’applicazione delle direttive europee e dei relativi accordi di coordinamento con gli altri Paesi. Non si possono sopprimere 95 imprese concessionarie con leggi truffaldine sottoscritte da Governi falsi e bugiardi.  Giacomelli non parla con noi ma è molto loquace con la stampa e va affermando di voler sistemare la partita con un congruo aumento degli incentivi per rottamare i canali. Sappia il rappresentante del Governo autarchico che la libertà di espressione e la libertà d’impresa non sono rottamabili, ma faccia pure.  Vedremo quanti aderiranno e chi saranno i beneficiari della rottamazione. Avremo tempo di riparlarne, l’essenziale è che NON VENGA IMPEDITA PER LEGGE L’ATTIVITA’ DELLE EMITTENTI CHE INTENDONO PROSEGUIRE AD ESERCITARE IL DIRITTO D’IMPRESA E DI PAROLA CON I PROPRI MEZZI TRASMISSIVI.  Se non sarà revocato lo spegnimento dei 76 canali sarà GUERRA APERTA TRA EMITTENTI LOCALI E GOVERNO  con probabili morti sul campo elettorale dei partiti e dei ministri  responsabili di tale crimine tra i quali il principale è un certo Paolo Romani, seguito a ruota da Paolo Gentiloni, Corrado Passera, Mario Monti ed altri meno noti per la verità già scomparsi dalla scena politica per propria incapacità. Noi editori radiotelevisivi locali, a differenza dei nostri detrattori, autentiche canaglie sottomesse ai potenti di turno, siamo persone per bene inclini a perdonare, ma  non riusciamo a dimenticare coloro che ci hanno fatto del male. Ciò per dire che questo Governo, in fondo, in fondo è responsabile di tutto ciò che lamentiamo nella misura in cui non prende provvedimenti per sanare le mostruosità dei governi precedenti; specie quelli commessi dai rappresentanti dei governi del conflitto d’interessi appoggiati dalle associazioni canaglia del settore.  Pertanto se Renzi, con un atto di coraggio, volesse far pace con le emittenti locali dovrà convincere il partito del conflitto d’interessi e la RAI a RESTITUIRE AL PIANIFICATORE    ALMENO TRE CANALI CIASCUNO CONCESSI DALL’EUROPA ALL’ITALIA PER SODDISFARE LE ESIGENZE D’AFFOLLAMENTO DELL’ETERE TELEVISIVO ITALIANO. Infatti sono proprio quei sei canali coordinati che sono mancati al Pianificatore per evitare quel disastro che oggi sappiamo di emittenti che dovranno chiudere, di altre già chiuse o fallite per via dei Bandi farsa. Su questi argomenti ritorneremo a parlarne nelle sedi politiche nostrane e nella sede giudiziaria di Strasburgo. Sappiamo che la partita è complicata, ma non si sa mai. Se l’autarchico  Renzi decidesse in tal senso non deve far altro che dare le dovute disposizioni a Giacomelli per  incontrare le rappresentanze delle emittenti, che non siano incontri salottieri,  per annunciare la decisione di rinviare lo  spegnimento dei 76 canali almeno fino a 30 giugno 2015, cioè il tempo necessario per resettare le mostruosità compiute dai precedenti governi, con l’impegno di rimettere ordine democratico nel sistema radiotelevisivo applicando sei precise mosse: 

  1. ASSEGNARE ALLE LOCALI ALMENO 1/3 DELLA CAPACITA’ TRASMISSIVA COORDINATA DA UTILIZZARE PRIMARIAMENTE NELLE AREE DI CONFINE; 
  2. UTILIZZARE LE FREQUENZE NON COORDINATE NELLE AREE OROGRAFICAMENTE PROTETTE; 
  3. RIPIANIFICARE CON DETTI CRITERI; 
  4. ASSICURARE  IL DIRITTO D’USO DI UN PROGRAMMA  A TUTTE LE EMITTENTI EX ANALOGICHE; 
  5. EMETTERE NUOVI BANDI PER L’ASSEGNAZIONE DELLA RIMANENTE CAPACITA’ TRASMISSIVA NON IMPIEGATA UTILMENTE. 
  6. ASSICURARE ALLE EMITTENTI EX ANALOGICHE STORICHE UN LCN DI SEGUITO ALLE NAZIONALI STORICHE (DALL’ 8 A SEGUIRE);  

RITORNANDO ALLA IMPUGNAZIONE DELLA 480/14/CONS

(con richiesta del risarcimento del danno) 

il 9 dicembre 2014, scade il termine per impugnarla. Sono interessate, indistintamente, tutte le emittenti televisive locali, con particolare riguardo quelle delle seguenti tipologie : 

  • Emittenti con spegnimento del canale  entro il 31 dicembre 2014;
  • Emittenti delle minoranze linguistiche;
  • Emittenti con canali interferiti nella propria area di servizio;
  • Emittenti con diritto d’uso provvisorio;
  • Emittenti incluse nelle graduatorie ma senza diritti d’uso
  • Emittenti con diritti  d’uso ma con coperture inferiori al territorio servito rispetto all’analogico; 

Il ricorso sarà collettivo sia per impressionare favorevolmente la Magistratura sull’ordine di grandezza delle imprese coinvolte nella chiusura dell’attività sia per mitigare sensibilmente le spese legali che consisteranno in qualche centinaia di euro pro capite. La cifra esatta verrà determinata in base al numero delle ricorrenti. L’eventuale risarcimento del danno, ovviamente, verrà riconosciuto solo alle emittenti  ricorrenti.  

Le emittenti interessate a costituirsi, cioè tutte, devono sottoscrivere la relativa procura da richiedere urgentemente a info@reasat.it entro e non oltre il 25 novembre p.v. 

SE SAREMO IN TANTI, UNITI E COMPATTI, SALVEREMO UN PEZZO IMPORTANTE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. 

San Cesareo,  21 novembre 2014 

                                                                                                                           REA – Radiotelevisioni Europee Associate