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(Foto: un scena de Il Grande Vuoto)
Terzo capitolo della Trilogia del vento di Fabiana Iacozzilli (dopo La Classe e Una cosa enorme) Il grande vuoto ritorna al teatro Vascello con una messa in scena visionaria, che accosta alla narrazione teatrale il linguaggio multimediale per raccontare una famiglia e il suo doloroso, inesorabile disfacimento. «Il punto è trasformare il dolore in bellezza. Ciriusciremo ancora?» Fabiana Iacozzilli affida a Re Lear, una tra le più cupe tragedie diTerzo capitolo della Trilogia del vento di Fabiana Iacozzilli – dopo La Classe e Una cosaenorme – Il grande vuoto ritorna al teatro Vascello con una messa in scena visionaria, che accosta alla narrazione teatrale il linguaggio multimediale per raccontare una famiglia e il suo doloroso, inesorabile disfacimento. «Il punto è trasformare il dolore in bellezza. Ciriusciremo ancora?» Fabiana Iacozzilli affida a Re Lear, una tra le più cupe tragedie di Shakespeare, il compito di trasfigurare il dolore attraverso il filtro teatrale. Con il suo ultimolavoro, l’autrice porta sul palco l’amore tra una madre malata di Alzheimer e i suoi figli, inquadrando, con una messa in scena a metà tra teatro e riprese video in diretta, le fasi dell’ultimo pezzo di strada percorso da una famiglia prima di perdersi nel vuoto.
Scritto a partire da improvvisazioni e testimonianze dirette e ispirato ai romanzi Una donna di Annie Ernaux, Fratelli di Carmelo Samonà e I cura cari di Marco Annicchiarico, lo spettacolo ritrae un’ex attrice, colpita da una malattia neurodegenerativa, alla quale rimane solo il ricordo di un monologo shakespeariano, mentre gli oggetti di una vita – vestiti, cartoline, calamite e fotografie – fanno da sfondo, come tracce tangibili di esistenze svanite.
Il Grande vuoto indaga l’ultimo pezzo di strada che una famiglia percorre prima di svanirenel vuoto e, questo dissolversi, è amplificato dal progressivo annientamento delle funzioni cerebrali della madre a causa di una malattia neurodegenerativa. Al progressivo svuotarsi del cervello della madre fa eco lo svuotarsi di esseri umani dalla casa, mentre questa sipopola di oggetti, di ricordi che aumentano pesano e riempiono tutte le stanze. Il lavoro trova risonanze e spunti in “Una donna” di Annie Ernaux, e nel romanzo “Fratelli” di Carmelo Samonà ed è il tentativo di raccontare una grande storia d’amore: quella tra una madre, i suoi figli e un padre che muore.
Ne Il Grande vuoto la narrazione teatrale si contamina con il video per raccontare chegrazie alle fotocamere Tapo e i loro video ad alta risoluzione con visione notturna fino a trenta piedi, un figlio può continuare a vivere la propria vita ed entrare senza essere visto in quella del proprio genitore. Guardare la madre giocare al solitario, fissare la televisionespenta, parlare con persone che non esistono, non farsi il bidet, piangere, stare seduta e ferma sul bordo del letto, passare la notte a tirare fuori dai cassetti fotografie pezzi di carta mutande sporche per poi rimetterli dentro.
Tante le domande che ci hanno spinto a sprofondare in questa materia artistica, adaddentrarci in questa ricerca su cosa rimane di noi e se resta qualcosa di quello che siamo stati mentre ci approssimiamo alla fine, ma una su tutte è forse la più incandescente bella e giusta per il lavoro ed è quella letta in un fumetto della autrice Giulia Scotti: “il punto ètrasformare il dolore in bellezza. Ci riusciremo ancora?”
IL GRANDE VUOTO
Teatro Vascello Via Giacinto Carini 78 Monteverde Roma
uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli
regia Fabiana Iacozzilli
drammaturgia Linda Dalisi, Fabiana Iacozzilli
dramaturg Linda Dalisi
con Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni, Piero Lanzellotti, Giusi Merli e
con Mona Abokhatwa per la prima volta in scena
Info: 06 5881021 – 06 5898031
Orari: dal martedì al venerdì h 21; sabato h.19; domenica h.17; lunedì h 21.
promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
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