Nella foto da sinistra Giovanna Di Lello, l’antropologo Vito Teti e il prof. Giuseppe Sommario.
Di Yvonne Pincelli
Il “John Fante Festival 2024”, con il sottotitolo “Il dio di mio padre”, organizzato da Giovanna De Lello, è giunto quest’anno alla sua XIX edizione. La manifestazione dedicata alle migrazioni italiane, si è svolta dal 22 al 25 agosto, sempre a Torricella Peligna in Abruzzo. Tra i vari ospiti d’onore (tra cui l’antropologo Vito Teti), c’era anche il prof. Giuseppe Sommario, che abbiamo potuto intervistare.
Oltre ad essere ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano, Sommario si occupa di fenomeni migratori italiani e dirige il Festival delle Spartenze, nonché coordina alcuni comitati delle radici che coinvolgono quasi 50 Comuni fra Calabria e Molise. Inoltre, è autore di diversi libri tra cui Massimo Troisi, l’arte della leggerezza e Scoprirsi Italiani. I viaggi delle Radici in Italia”. Infine, dirige la collana Spartenze. Paesaggi di confine. Ma ecco cosa ci ha detto durante il nostro incontro.
Prof. Sommario, quando nasce il Festival delle Spartenze e qual è la sua mission?
Il Festival nasce nel 2016 come emanazione dell’attività di ricerca nelle comunità italiane dell’Argentina e Nord America. Dopo aver intrapreso un viaggio in Argentina nel 2013, mi resi conto che il fenomeno dell’emigrazione non veniva raccontato. Anche oggi manca una consapevolezza, una riflessione su questo tema, è trascurata la narrazione del fenomeno.
Mi sono reso conto, inoltre, che non è così semplice sensibilizzare la gente comune a questo tema, forse per vergogna, per disinteresse, forse perché i convegni si rivolgono sempre ad una ristretta cerchia di persone direttamente coinvolte per professione. Per questo, visto che vengo dal mondo del cinema in quanto laureato, ho ideato questo Festival innanzitutto per sensibilizzare l’opinione pubblica al tema dell’emigrazione italiana, in secondo luogo per rifondare i rapporti tra Italiani e luoghi di origine. Spartire, infatti, vuol dire dividere ma anche condividere un luogo, una comunità.
Qual è il suo pensiero sulla gestione del Turismo delle Radici in Italia?
Il 2024 è stato proclamato l’anno delle Radici Italiane. Il punto di forza di tale iniziativa, ideata ed organizzata dal Ministero degli Esteri, è stato quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema. Altro obiettivo importante è quello di rifondare i rapporti tra gli Italiani nel mondo e l’Italia attraverso eventi culturali, viaggi organizzati, iniziative ad hoc per questa nicchia del turismo.
Purtroppo, si evidenziano tante criticità nel nostro sistema organizzativo, i territori non sono pronti, mancano infrastrutture che rendono difficoltosa l’accessibilità in alcuni luoghi, in particolare nel Mezzogiorno; l’utilizzo della rete per la promozione e commercializzazione de settore; l’insufficiente competitività dei prezzi dei servizi turistici; la rete tra le imprese spesso inesistente. Eppure, questo target non di turisti, bensì di viaggiatori, potrebbe rappresentare una grande risorsa per noi Italiani.
Nonostante la crisi economica in atto, c’è sempre interesse a tornare nel Paese di origine e soprattutto le nuove generazioni potrebbero visitare con nuovi occhi i territori che oggi sono rivitalizzati dal turismo esperienziale come il turismo lento, culturale, enogastronomico, Abbiamo un patrimonio di bellezza che possiamo declinare in tante forme, dobbiamo imparare ad essere bravi comunicatori e non lasciarci prendere troppo dalla solita retorica.
Qual è il messaggio che lancerebbe ai giovani costretti a partire all’estero per trovare lavoro?
Il messaggio è molto semplice ad anche sintetico: noi dobbiamo rivendicare il diritto a partire per arricchire di esperienze il proprio bagaglio culturale. Ma esiste anche il diritto a restare, ciò che noi chiamiamo “restanza” che è anch’esso un atto di coraggio. I giovani che partono non devono mai perdere il contatto con la propria terra, devono essere in grado di reinventare e reinventarsi in un territorio che nelle sue ostilità può celare tanti tesori nascosti. Oggi esistono diverse possibilità di associazionismo, piccole cooperative, imprese giovani. Gli elementi fondamentali sono: amore per la propria terra, sana competizione, buona formazione professionale. Credo che i giovani riusciranno a ricostruire e ci daranno un futuro migliore.
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