IL NUOVO REGOLAMENTO SULLA 448

IL NUOVO REGOLAMENTO SULLA 448 

(le proposte  della REA – lettera inviata al MiSE)                                                        

 Con riferimento alle “Linee Guida per la Riforma del Regolamento – criteri e procedure di erogazione dei contributi in favore delle emittenti televisive e radiofoniche”  – emanate da codesta Amministrazione,  la sottoscritta associazione crede di leggere nel progetto di riforma l’idea di un impiego improprio  del danaro pubblico. Si tratta più di una  logica di mercato che di  sostegno economico elargito dallo Stato per un servizio radiotelevisivo essenziale in ambito locale. Le Linee guida a cui, nelle parole ma non fatti, vorrebbe ispirarsi la riforma del Regolamento, quale: il perseguimento degli  “obiettivi di pubblico interesse, quali la promozione del pluralismo dell’informazione, il sostegno dell’occupazione nel settore, il miglioramento dei livelli qualitativi dei contenuti e l’incentivazione dell’uso di  tecnologie innovative”, vengono disattesi quando  passa in rassegna i criteri di valutazione  per il calcolo del contributo. Il particolare più eclatante è la proposta di  assegnare,  “fino a 40% del punteggio complessivo”,  alle emittenti televisive che dispongono del dato di ascolto Auditel. Sappiamo che  Auditel  è quella società monopolista, costantemente chiacchierata  per l’assenza di trasparenza nella elaborazione dei dati rilevati, ma inamovibile per gli intrecciati interessi delle partecipate con la politica. Si parla di partecipate il  cui pacchetto azionario è  prevalentemente nelle mani di  Confindustria, RTI, RAI e La Sette.  Se tale criterio  verrà  confermato dal Decreto del Governo, sarà  davvero un bel regalo fatto  alla lobby più potente del settore a scapito delle piccole e medie emittenti locali.   In sostanza si concederebbe ad una società privata come Auditel,  che persegue fini di lucro per conto della lobby, di indagare sugli ascolti delle bistrattate  locali nel reperimento della pubblicità e nel gradimento dei programmi. In tal modo, di fatto, Auditel, secondo il nuovo Regolamento, verrebbe a sostituirsi all’Amministrazione nell’assegnazione dei contributi  attraverso dati di ascolto  non certificati.  Sulla inattendibilità dei dati Auditel, ex Audioradio o di Eurisko l’AGCOM  si è espressa: “ L’Autorità ha  declinato il potere di cura e di vigilanza sui sistemi di rilevazione degli indici di ascolto attribuitogli dalla legge n. 249/974, nella vigilanza sull’operato delle imprese che svolgono tali indagini, con particolare attenzione sia alla validità della metodologia utilizzata, sia alla veridicità dei dati diffusi ed alla trasparenza della rilevazione, sia, infine, alla governance delle imprese”.    Si osserva anche che  l’Autorità garante della concorrenza e del mercato si è più volte espressa rilevando  che In Italia, la rilevazione degli ascolti televisivi è condotta da una società, Auditel, il cui controllo è detenuto dai due principali operatori pubblicitari, RAI e Fininvest. Tale organizzazione del mercato, che risulta difforme da quella degli altri Paesi europei, appare inidonea a fornire i corretti incentivi alle condotte della medesima società, e come tale capace di determinare un esito staticamente e dinamicamente inefficiente, con possibili effetti negativi nel collegato mercato della raccolta pubblicitaria televisiva”.

Sulla favola  Auditel, ex Audiradio o Eurisko  si potrebbe continuare  a discutere all’infinito;  dal metodo di rilevazione al mistero del campione,  ma si preferisce mettere un punto fermo per manifestare un netto dissenso a considerare un  dato di rilevazione ad “ uso privato” come criterio rilevante (40% del punteggio) per assegnare  contributi pubblici.

Escludendo, dunque, in modo categorico,  il dato Auditel, un valido percorso da seguire potrebbe essere il seguente:1) Riguardo alla ripartizione, fatto 100 il fondo: 

  1. Si propone di destinare il 70% del fondo alle emittenti televisive, di cui il 50% da erogare equamente a tutte le emittenti assoggettate agli obblighi derivanti dalla legge sulla stampa, Testo Unico e delibere AGCOM; il rimanente 50% da erogare secondo precisi criteri qualitativi.  I criteri qualitativi possono essere individuati secondo il concetto riferito alla “utilità pubblica” della programmazione che potrà essere autoprodotta anche in modo collettivo o commissionata. I criteri per l’assegnazione del punteggio relativo ai programmi di qualità potrebbero essere così distinti:
  • giornalismo d’inchiesta; storia, arte,  cultura, sport, politica, economia
  • programmi medicina, scienze, ricerca
  • programmi scuola, arte e mestieri
  • programmi del volontariato e terzo settore    (sportello associazioni)
  • Teatro, cinema, poesia,
  • spettacoli per la promozione della musica italiana
  • programmi di “istruzioni per l’uso” (sportello associazioni consumatori)
  • valorizzazione del turismo locale, ambiente e territorio

Le emittenti che trasmettono almeno il 60% dell’orario della programmazione annuale compreso tra le 7 e le 23, pari a 3500 ore/anno,  verranno premiate con una maggiorazione del 40% del punteggio totale. Riguardo alle emittenti televisive comunitarie, in considerazione del fatto che hanno  un plafond pubblicitario limitato al 5% con obbligo di autoproduzione si potrebbe pensare di assegnare un punteggio maggiorato del 15%.   Si propone di destinare il 30% del fondo alle emittenti radiofoniche. Il raddoppio della percentuale del fondo, dal 15% al 30%, , si giustifica per il fatto che, diversamente dalle televisioni, le radio svolgono la doppia funzione di operatori di rete e fornitori di contenuti  per la quale doppia funzione sostengono  importanti  spese per  manutenzione ed esercizio delle reti con particolare riferimento ai consumi di energia elettrica. Il 50% del  fondo sarà  erogato equamente a tutte le emittenti assoggettate agli obblighi derivanti dalla legge sulla stampa, Testo Unico e delibere AGCOM;  il rimanente 50% sarà erogato secondo precisi criteri qualitativi.  I criteri qualitativi possono essere individuati secondo il concetto riferito alla “utilità pubblica” della programmazione che potrà essere autoprodotta anche in modo collettivo o commissionata. I criteri per l’assegnazione del punteggio relativo ai programmi di qualità potrebbero essere così distinti:

  • giornalismo d’inchiesta; storia, arte,  cultura, sport, politica, economia
  • programmi medicina, scienze, ricerca
  • programmi scuola, arte e mestieri
  • programmi del volontariato e terzo settore    (sportello associazioni)
  • Teatro, cinema, poesia,
  • spettacoli per la promozione della musica italiana
  • programmi di “istruzioni per l’uso” (sportello associazioni consumatori)
  • valorizzazione del turismo locale, ambiente e territorio

Le emittenti radiofoniche che trasmettono almeno il 60% dell’orario della programmazione annuale compreso tra le 7 e le 23, pari a 3500 ore,  verranno premiate con una maggiorazione del 40% del punteggio totale. Riguardo alle emittenti comunitarie, in considerazione del fatto che hanno  un plafond pubblicitario limitato al 10%, con obbligo di autoproduzione, si potrebbe pensare di assegnare un punteggio maggiorato del 10%.

2. Riguardo ai requisiti di ammissione, non si condivide l’idea di fissare un numero minimo di dipendenti – compresi i giornalisti –  per regione in base alla popolazione censita per la semplice ragione che moltissima programmazione di qualità, sia per la tv che per la radio,   viene commissionata o acquistata producendo importanti livelli occupazionali nell’indotto che, ovviamente, finisce per assorbire quella diretta. Tuttavia è importante premiare l’occupazione diretta, ma non farne un mito. Pensare che il livello occupazionale nel settore possa crescere e possa essere garantito con misure obbligatorie di assunzioni riferite a  parametri demografici e di estensione dell’area di servizio è cosa di altri contesti storici a marcata impronta ideologica. Nell’attuale momento socio-economico, l’occupazione si sviluppa, e si garantisce, con la qualità e l’efficienza del servizio.. Dunque si condivide pienamente l’idea di trovare il modo per premiare la qualità della programmazione ma ciò è possibile se riferita a un modello di servizio radiotelevisivo che non può che essere quello di “pubblica utilità”. Continuare, poi, ad imporre alle emittenti l’assunzione di un numero minimo di giornalisti, forse per fare una cortesia al sindacato monopolista corporativo FNSI,  lo consideriamo un inciucio politico dal quale l’Amministrazione dovrebbe  stare molta lontana.  Una programmazione generalista di qualità richiede figure professionali che non siano solo giornalisti, ma anche direttori artistici, registi, autori, scenografi, maestri di musica, direttori di palco  dai quali dipende l’ascolto e la vendita degli spazi di pubblicità. La diffusione delle notizie non avviene più tramite il classico telegiornale, ma con programmi di approfondimento (notizia utile e consapevole) che, oltretutto, attirano l’ascolto e incrementano la pubblicità. Per tale motivo si ritiene debbano essere adeguatamente premiati considerandoli “di pubblica utilità”.

Per queste ed altre ragioni, al fine di  dipanare le criticità riscontrate nelle Linee Guida,  che altrimenti finirebbero in sede TAR, la scrivente associazione è disponibile per una opportuna audizione di merito. Antonio Diomede, Presidente REA