CIRCA DIECIMILA CITTADINI HANNO FIRMATO LA PETIZIONE
“SALVIAMO LE RADIO TELEVISIONI LOCALI”
CON
APPELLO AL PARLAMENTO ITALIANO
E
AL PRESIDENTE MATTARELLA
IN QUALITA DI COMANDANTE DELLE FORZE ARMATE
La guerra in atto tra Russia e Ucraina ha messo in allarme tutti gli stati della Terra presenti nell’ONU. L’Italia è particolarmente allarmata per le basi missilistiche presenti nel territorio e per la posizione strategica occupata nel Mediterraneo.
La sicurezza è un bene primario di rilievo costituzionale e come tale rappresenta una fondamentale esigenza di sessanta milioni di cittadini a cui deve provvedere il Capo della Stato, in qualità di Comandante delle Forze Armate.
Nello spirito democratico della Repubblica, la Costituzione riconosce l’eguaglianza formale e sostanziale tra tutti i cittadini di fronte al bene primario della sicurezza e dell’uguale libertà nei diritti attraverso l’eliminazione degli ostacoli di ordine economico per l’utilizzo dei mezzi informativi.
La REA – Radiotelevisioni Europee Associate, l’associazione delle emittenti radiofoniche e televisive locali, preso atto della guerra in Ucraina e dello stato di allarme dei Paesi Europei, Italia compresa, fa presente al Parlamento e al Comandante delle Forze Armate, Sergio Mattarella, che i mezzi informativi locali, da 46 anni, sono considerati d’interesse generale contemplati dalla Costituzione.
L’emittenza radiotelevisiva locale italiana, unica al mondo per penetrazione informativa nel territorio e per servizi di pubblica utilità, con i suoi 12 mila impianti dislocati in ogni luogo, nel passato, ha efficacemente supportato la Protezione Civile e i servizi del soccorso sanitario ai terremotati e alluvionati di tutte le epoche. Per ultimo, si ricordi il prezioso servizio informativo prestato dalle radio e televisioni locali durante la epidemia da Covid 19 come in quel 18 febbraio 2020, quando a Codogno si scoprì il primo caso d’infezione da Covid 19.
Dichiarata zona rossa, Codogno venne isolata dal mondo. Per disposizioni dell’Autorità sanitaria nessuno poteva entrare ed uscire dalla zona rossa di Codogno. Fu la piccola emittente parrocchiale Radio Codogno a mantenere l’informazione locale e la comunicazione con l’esterno
prestando i propri servizi alla RAI.
Per dire che nelle calamità naturali e in qualsiasi altro evento emergenziale per lo Stato i servizi informativi locali sono tanto più preziosi quanto più le radio e tivù sono piccole. Rispetto alle grandi Reti la differenza la fa la rapidità d’intervento per la preziosa presenza delle locali italiane in ogni angolo del Paese.
In simili circostanze, le piccole e medie stazioni radiotelevisive locali, similmente alle stazioni dei carabinieri, diventano presidi essenziali per la sicurezza dei cittadini e dello Stato. Si tenga presente che in un malaugurato scenario di guerra (o di colpo di stato), abbattere la Torre televisiva RAI è facilissimo. Abbattere 1600 emittenti radiotelevisive locali con i suoi 12 mila impianti sarebbe cosa complicatissima se potenziate tecnologicamente e adeguatamente sostenute eliminando gli ostacoli economici derivanti dal DPR 146/17 piuttosto che sopprimerle come sta accadendo per favorire beceri interessi lobbistici.
Accade invece che dal giorno otto marzo 2022
inizia la chiusura di 450 emittenti televisive locali per la qual chiusura, stante lo stato di guerra in Ucraina, verrebbe meno quel presidio informativo e di sicurezza democratica incessantemente svolto dal 28 luglio 1976 a seguito della sentenza della Corte n. 202.
Circa 10.000 cittadini hanno firmato la petizione www.reasat.eu con la quale si chiede al
AL PARLAMENTO E AL CAPO DELLO STATO
di soprassedere alla chiusura forzata delle emittenti locali fino alla fine della guerra Russia/Ucraina con il duplice scopo di garantire sia la sicurezza dei cittadini per i servizi informativi svolti dalle locali fino all’ultimo angolo del Paese sia per avere il tempo di rivedere la complessa normativa relativa allo switch del DVB /T2 e del collegato Decreto del Presidente della Repubblica 146/17 ai fini della eliminazione degli ostacoli di ordine economico nei confronti delle piccole e medie emittenti locali.
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