(Foto: nel riquadro Nello Gargiulo)
Da Nello Gargiulo, rappresentante del Cile all’interno del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, nonché editorialista dell’importante quindicinale italo-cileno ‘Presenza’, abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo una interessante analisi sul recente voto amministrativo in Cile che ha modificato il panorama politico di questo grande Paese Sud Americano.
Servizio di Nello Gargiulo
In Cile si è concluso da poco il ciclo di ballottaggio che ha riguardato la quasi totalità delle 15 Regioni in cui è diviso amministrativamente il paese. In pratica sono stati scelti i nuovi governatori. A differenza della passata legislatura (2021 -2024) che ha visto una sola Regione affidata alla destra, ora la situazione si è attestata su una ripartizione più equilibrata: 9 Regioni rispecchiano le forze di governo (tra le quali quella metropolitana e quella di Valparaiso); 6 Regioni, sono andate invece all’ opposizione.
Per quanto riguarda, in particolare, la Araucania, area in permanente conflitto con la etnia Mapuche e tradizionalmente amministrata dalle forze di destra, questa volta è stata conquistata da un indipendente con l’appoggio determinante dell’area del socialismo democratico. Il risultato di questa elezione ha reso evidente che nel Paese esiste un’area moderata di elettori in grado di ribaltare il panorama politico o di moderare ed equilibrare le forze in campo. In questa occasione ha influito anche il voto obbligatorio che ha determinato il coinvolgimento di un numero più ampio di elettori che ha ridotto automaticamente il peso politico dell’estrema sinistra e dell’estrema destra.
In questo quadro il Paese ha fatto emergere la sua tradizionale tendenza a esprimere tre aree politiche: sinistra, centro e destra. La differenza con il passato è che ora il sistema dei partiti è molto più frazionato: non esistono più partiti di dimensioni dominanti in grado di condurre e condizionare a priori le scelte politiche. Ciò comporta il rafforzamento delle coalizioni capaci di proporre lo schema di una politica orientata verso possibile, e non un bipolarismo radicale come avveniva con il precedente sistema elettorale che favoriva il bipolarismo. L’ introduzione nelle due ultime legislature di una quota parlamentare proporzionale e la libertà di cui godono oggi i parlamentari di creare nuovi raggruppamenti abbandonando i partiti con i quali sono stati eletti sta alla base del frazionamento politico che inevitabilmente si ripercuote anche sull’ efficienza parlamentare.
Il Parlamento, ed ora anche i Consigli Regionali, dovranno sempre di più misurarsi con maggioranze create di volta in volta per far approvare o respingere provvedimenti su temi rilevanti come le pensioni, il sistema sanitario, l’educazione, la sicurezza o l’immigrazione (per la cronaca, in Cile sono arrivati circa 500.000 venezuelani).
Su questa nuova situazione hanno influito anche due tentativi di dare al Paese una nuova Costituzione: tentativi falliti probabilmente perché presentati in modo troppo divisivo e troppo ancorato al passato. Ciò ha determinato uno spartiacque molto netto, ad esempio, tra i confini del pubblico e del privato: in pratica, la politica fa fatica a dare risposte concrete mentre il Paese rimane fermo su certe posizioni. In compenso, i cileni per ora non sembrano molto attratti dai discorsi populisti. E questo è certamente un segno di maturità e un preciso segnale indirizzato ai partiti. Ma fino a quando sarà così?
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