Foto: Paolo Lunghi e la copertina del suo libro
Intervista di Rainero Schembri
Nell’ambito del mondo delle radio è sicuramente un mito. Parliamo di Paolo Lunghi, uno dei protagonisti della nascita in Italia negli anni ’70 delle radio libere e di un nuovo modo di comunicare. Radiofonicamente. Questa volta si è cimentato invece con un libro estremamente impegnativo: raccontare la storia del più famoso dei burattini, le sue origini storiche e ambientali, il senso dei vari personaggi immaginati da collodi, i collegamenti con la realtà attuale. Tutto ciò è possibile trovare nel libro Il mio Pinocchio di questo grande maestro d’arte, pittore e giornalista. Attualmente Lunghi è anche presidente di associazioni ambientaliste per lo sviluppo del territorio, per la riqualificazione di prodotti tipici e per l’organizzazione di rievocazioni storiche, nonché componente di presidenza nazionale e di giunta di associazioni di categoria del settore pubblicitario, radiotelevisivo e dello spettacolo. In estrema sintesi qual è il messaggio principale che il libro intende trasmettere? Il libro in realtà ha più obiettivi, il primo è sicuramente la rilettura in chiave toponomastica, per cercare di capire da dove, secondo il mio punto di vista, nasce l’intera storia di Pinocchio. Quali sono i luoghi che hanno ispirato Carlo Lorenzini per scrivere la storia del burattino più famoso del mondo. Pinocchio è un testo attualissimo che ha infinite chiavi di lettura, ed è bene parlarne. Racconta la vita, le difficolta che ognuno di noi, chiunque sia e da qualsiasi parte del modo risieda, incontra ogli giorno. È un grande insegnamento che merita di essere, ancora una volta, raccontato. Anche i luoghi hanno la loro importanza. Secondo te chi è oggi il più grande Pinocchio a livello mondiale, e perché? Su questo non credo ci sia il minimo dubbio. Anche se va detto che Pinocchio non è così bugiardo come è logico pensare. In realtà racchiude in se un duplice aspetto caratteriale, un po’ come ognuno di noi, ha tratti caratteriali sia positivi che negativi. Ha un animo buono, ma poi viene sopraffatto dalla voglia di trasgressione e si lascia trasportare. Tornando al più grande Pinocchio mondiale non ho problemi ad identificarlo in Zelensky, dispiace dirlo, ma a mio modesto parere sta portando avanti nella menzogna la distruzione del suo popolo. Questa poteva essere una guerra facilmente evitabile con accordi diplomatici già precedenti all’inizio del conflitto. E in Italia? In Italia non parlerei tanto della presenza di Pinocchi, anche se ce ne sono tanti, ma è meglio parlare di burattini, di questi ne abbiamo una vasta gamma che non rappresentano solo il burattino Pinocchio, ma molti dei personaggi dell’intero libro, da Mangiafoco, al Gatto e la Volpe, tutti i personaggi del Teatro, il Giudice, il Grillo parlante. Ognuno di questi è facilmente identificabile con i personaggi della nostra società moderna. C’è chi sostiene che in fondo c’è un po’ di Pinocchio in ognuno di noi. Cosa ne pensi? È un male o è anche un bene? Certamente sì, siamo un po’ tutti dei Pinocchi. Sul finale del libro infatti mi pongo una domanda: ma sarò mica io un Pinocchio? È forse sì, lo sono, come, lo siamo un po’ tutti. In ognuno di noi ci sono aspetti pinocchieschi che influenzano i nostri comportamenti, ed è bene saperlo. La conoscenza delle difficolta che nella vita inevitabilmente incontri possono aiutarti ad agire di conseguenza ed evitare di caderci dentro. Chi nella vita non ha incontrato un gatto e una volpe? Sicuramente tutti noi siamo dei Pinocchi, ma non tutti siamo dei burattini. È questa è una distinzione netta che va evidenziata, perché alla fine di tutto, ed è un bene, a questo serve Pinocchio: a spiegarci questa differenza. |
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Il libro è di grande attualità , si Pinocchi nel panorama italiano e internazionale c’è ne sono a iosa x tutti i gusti, e un libro che va letto in tutte le sfaccettature . Buona kettura