Presentato a ROMA “DOLORES”, lo   short film in stop motion della regista messicana Cecilia Andalón Delgadillo

(Foto. una scena del video)

Commento di Luisa Mariani (regista, autrice e attrice)

Da Guadalajara, passando per il Dok Festival di Leipzig, “DOLORES”, lo   short film in stop motion, esordio alla regia di Cecilia Andalón Delgadillo, arriva a Roma. Dolores ha sette anni, è di resina, dalle giunture snodabili e svariate maschere facciali. Nata dalla fantasia e dall’abilità di un’artista quale Cecilia Andalón Delgadillo, già sperimentatasi nel dipartimento artistico del “Pinocchio” di Guillermo del Toro realizzato a passo uno, questa curiosa creatura ci trascina nell’universo magico della cultura preispanica. Varcando i confini di zone proibite inizia un tumultuoso viaggio con una speciale guida spirituale: l’armadillo che l’aiuterà a riconoscere la sua forza interiore. Il tutto sottolineato dalla musica, vibrante di atmosfere dense di mistero e tensioni, a cura di Enrique Vazquez. Mentre il lettering del poster, ispirato alle brattee delle pannocchie di mais, è una felice creazione di Claudia Andalón. Le proiezioni romane hanno avuto la fortuna di un pubblico d’eccezione di cui ho il piacere di riportare alcuni commenti. 

Violetta Chiarini (attrice, cantante e autrice)

Già le prime inquadrature di “Dolores” con le immagini di una bambina irreale dalla fisicità inquietante, mi hanno suscitato una forma di strana angoscia, dapprima molto sottile, poi sempre più consistente. Tuttavia, ero consapevole che non si trattasse semplicisticamente di quella che nella cultura occidentale chiamiamo “angoscia di morte”, legata a immagini del mondo dell’Aldilà. Man mano che il filmato si snodava con le sue particolarissime suggestioni, al mio primo sentimento si aggiungeva, poi si sostituiva, un senso sacrale della morte come stato latente della Vita nel suo eterno fluire dalla potenza all’atto. Forse il filmato “Dolores” mi richiama la mia interpretazione di attrice cantante ne “Le diavolerie” di Alessandro Fersen, sottotitolato “Appunti sull’angoscia”, uno spettacolo che, approfondendo il rapporto di vari popoli con la morte, sottolineava come nella cultura messicana preispanica vi sia la concezione di una continuità di vita dei defunti sulla terra tramite i vivi, che celebrano il loro ritorno con feste e cerimonie gioiose, ricche di canti, danze e offerte di doni. I defunti tornano per compiere il loro destino rimasto incompiuto, o per aiutare i vivi a portare a termine il loro. Mi viene in mente anche il film di Luisa Mariani, “Nei Segreti di Flussi e Riflussi”, dove interpreto il personaggio di Anna Magnani, che offre una visione escatologica, vicina a quella delle culture in cui la morte, non solo non viene rimossa, perdendo così la sua dimensione angosciosa, ma viene celebrata con la gratitudine verso le Ombre che tornano per salvare il mondo. “Dolores”, dunque, è un piccolo capolavoro dal finale aperto. Mentre nel mondo distopico che stiamo vivendo trionfano la paura e la dimensione materiale della realtà, lo spirito di ricerca e il coraggio fino a sfidare la morte della bambina Dolores, possono risuonare come un invito a una riflessione spirituale profonda e a un cambiamento interiore di ciascuno, affinché il passaggio epocale in atto possa farci approdare, come nuova umanità, a quel mondo nuovo che è in fondo al cuore di tutti.

Duska Bisconti (teatrante, autrice e astrologa di lungo corso)

Dolores è una bambina coraggiosa che vuole scoprire cosa si cela dietro la paura. Si avventura nel mistero della morte e della rinascita e lo capiamo subito quando entra nel bosco di mais, il simbolo della divinità maya. Quando invita le altre due bimbe che hanno paura a seguirla non immaginiamo che dietro a quella paura si celano ragioni precise. Le due maghe che trasformano, spezzettano animali e poi li ricompongono parlano di un femminile magico a cui alla fine Dolores aderirà. Un corto suggestivo, dalle immagini potenti che a noi abitanti dell’altro lato dell’oceano risultano inquietanti perché abbiamo fatto della morte un tabù.

Liliana Paganini (attrice, autrice e visual artist)

Il cortometraggio amalgama i temi culturali messicani (il mais, la morte e l’armadillo) con un plot tra la favola e il thriller. I personaggi si muovono con naturalezza accompagnati da una musica discreta ed efficace. Bello! 

Maria Letizia Compatangelo (drammaturga e regista, presidente del CeNDIC Centro Nazionale Drammaturgia italiana Contemporanea)

“Dolores” è un’opera che colpisce per molti motivi: per la cura della realizzazione, per l’originalità del disegno, per la musica che dà il colore alle emozioni e diventa una seconda voce narrante, e soprattutto per la storia che racconta, immersa nella cultura messicana e tuttavia capace di elaborare simboli che parlano con linguaggio universale. Come tutte le fiabe, è una storia crudele, con una differenza rispetto allo schema canonico, poiché qui, per la bimbetta vivace e impavida che si lancia alla scoperta del mondo sconosciuto, non ci sarà ritorno. Racconta che le cose accadono e se si passa il “confine” non si può tornare indietro.