SANREMO 2015 – Non fateci la Morales

 

Non fateci la Morales

di Antonio Diomede – Paolo Lunghi

Un Sanremo formato radiofonico, sembra una vera palaylist, un occhio attento alle ritmiche, alla concatenazione dei pezzi: lenti / veloci, all’alternanza delle voci: uomo /donna, una scaletta gestite in modo scrupoloso da vero radiofonico.

Non era difficile immaginarlo visti i trascorsi di Carlo, il che, da addetti ai lavori, non può che farci piacere e gli ascolti, anche per questa seconda serata, confermano  l’interesse degli italiani per il festival, un interesse che, a quanto pare, abbraccia in modo trasversale tutti i target.

Un occhio di riguardo per il gentil sesso con le tre vallette: Arisa che non ci è ma ci fa, e visti i risultati fa anche bene, simpatica e tutto sommato possiamo promuoverla.

Elisa che rappresenta un modello di italianità certamente positivo e Rocio Munoz Morales che è proprio una bellezza dal fascino latino, non parla italiano si sa, in verità poco anche le altre due, ma anche questo fa parte della tradizione sanremese e va anche bene così, il gusto “latino” ha sempre il suo fascino.

 Quella di ieri, tutto sommato è stata la serata della ”speranza” di Biagio che non è la stessa “speranza” del mio panettiere, si fa presto ma almeno accontentiamoci di chi pronuncia queste parole.

 Pintus, comico serio, talmente serio che quasi ci siamo addormentati, sarà l’età o la difficile comprensione dei nuovi linguaggi, ma questo concetto di razzismo al contrario da lui rimarcato, se pur espresso con una dialettica molto interessante, con la comicità ha poco a che fare.

 Poi i soliti messaggi subliminali anche non troppo direi: la famiglia, i figli, la scuola, lo sport, i campioni esempi di italianità reale o acquisita, non fanno mai male, soprattutto quando siamo alla ricerca di un patriottismo, giusto ci mancherebbe, ma che da un po’ di tempo ci ha abbandonato.

 Anche la scelta di programmare Conchita in tarda serata, bravissima o bravissimo fate un po’ voi, ma che non è la figlia di Fantozzi, fa parte della stessa logica di programmazione.

 Insomma un festival alla ricerca del consenso come è giusto che sia, ma che ci piace, patriota al punto giusto, un po’ democristiano e va bene cosi ma non fateci la “morale….s”, sappiamo farla da soli.