Quando si intraprende una battaglia fuori dal comune pensare si è presi per matti o, nel migliore dei casi, per esaltati.
Correva l’anno 1998 quando la REA avanzò alla dirigenza del Ministero delle Comunicazioni la proposta di introdurre in Italia la Radio Digitale DAB sperimentata con successo in gran parte dell’Europa. La proposta fu bocciata ma non ci arrendemmo.
A maggio del 1999 costituimmo EuroDab Italia – il 1° Consorzio italiano DAB composto dalle radio locali.
Ci rivolgemmo alla RHODE & Swhartz per installare un trasmettitore DAB a Monte Gennaro nella postazione di Radio Radio.
L’opera fu realizzata, ma il solerte quanto miope dirigente ministeriale dell’epoca provvide a farcelo suggellare.
Tuttavia bastarono pochi mesi di sperimentazione clandestina per dimostrare che, nel futuro, il DAB poteva soppiantare l’analogico e risanare l’infetto spettro elettromagnetico della FM, così trovammo terreno fertile presso alcuni settori lungimiranti della politica e dell’Autorità TLC che aprirono al digitale radiofonico con la legge 66/2001.
Presso l’Autorità fu costituito il Tavolo per la pianificazione del DAB ai quali lavori la REA diede un sostanziale contributo di idee e di contenuti tecnici tra i quali la proposta di liberalizzare il canale 13 della banda III VHF assegnato alla Difesa in quanto il canale 12, assegnato dal Piano al DAB, era gestito dalla RAI mentre la banda L – UHF garantiva modeste coperture di territorio.
All’epoca l’idea di andare a misurarsi con i militari per richiedere il rilascio del canale 13 a favore della radio digitale fu considerata “pazzesca” in Italia e “ridicola” per l’Europa che in quel momento stava trattando i Piani di Ripartizione e Assegnazione delle frequenze con gli Stati membri.
Ciò per dire che dopo dieci anni di dure battaglie contro le ostilità di certi comparti istituzionali e contro la resistenza passiva di certe retrive mentalità associative del settore, il Vice Ministro Paolo Romani e il Ministro Larussa hanno felicemente concluso la trattativa con i militari per liberare parzialmente il canale 13, proprio come quei “pazzi scatenati della REA” avevano intuito che si doveva fare per realizzare la Radio Digitale in Italia.
Per ora sono stati liberati solo due dei sei blocchi disponibili del canale 13, ma sarà necessario disporre almeno di altri due blocchi.
L’importante è che il principio è stato superato.
Ovviamente rendiamo onore e merito a Romani e Larussa e all’illuminato staff ministeriale che l’ha sostenuto.
Ci auguriamo, invece, che a quei dirigenti dell’Autorità che sull’argomento ci hanno perfino deriso si sia aperto il cervello e che abbiano imparato la lezione.
Ora confidiamo nella rapida conclusione dei lavori del Tavolo della Radio Digitale per disporre del nuovo Regolamento che consentirà anche alle radio locali di consorziarsi per realizzare la propria radio digitale.
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